Redazione Kettydo
Consumer Engagement, YouserENGAGE

I trigger della gamification: quali sfide per gli UX Designer

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I trigger della gamification sono quell’insieme di elementi che, progettati e distribuiti in varie parti del gioco, portano a una determinata reazione del partecipante, determinando un dato comportamento.

Se progettati correttamente, i trigger della gamification incentivano gli utenti a raggiungere gli obiettivi del gioco, aiutandoli a superare le difficoltà e le associazioni negative che potrebbero avere nell’interazione in generale e nel completamento delle attività in particolare.

I trigger della gamification: esempi

Esistono vari modi di applicare la gamification in una strategia di engagement: dal conto alla rovescia all’incoraggiamento per il completamento di un tot per cento di un’attività fino all’uso di un elemento social. Alcuni modi per rendere virale un’iniziativa di gamification includono l’uso di hashtag e premi per la condivisione sui social. Anche la creazione di una community online e la partecipazione ad essa può essere di per sé una ricompensa. Le persone amano l’interattività e tendono ad essere curiose per cui utilizzare designer dinamici incorporati nella gamification funge da motivazione intrinseca. Ciò significa che gli utenti interagiscono con il sistema perché lo desiderano. Ad esempio, Foursquare/Swarm promuove gli utenti a sindaci di stabilimenti dopo così tante visite, consentendo loro di competere per il primo posto mentre si godono pasti, shopping, film e via dicendo.

Le sfide della gamification per gli UX Designer

La gamification è notoriamente difficile. È necessario coniugare il fattore divertimento con il tono dell’argomento. Inoltre, è necessario adattare il gioco e il meccanismo delle ricompense in modo tale che ci sia piena corrispondenza con il profilo dei giocatori che si vogliono ingaggiare. Il livello di gamification e la natura dei premi simili a trofei, ad esempio, si adattano a un’app in cui un gruppo di amici competono, ma non si adattano a un ambiente aziendale che preferisce approcci più sottili. Allo stesso tempo, è necessario soddisfare determinate esigenze degli utenti senza imporre troppi vincoli e costrizioni. L’importante è incentrare lo sviluppo sul giocatore, partendo dall’assunto che i trigger della gamification non devono mai manipolare i giocatori: devono motivarli. In definitiva, ogni buon designer sa che deve trattare l’utente con rispetto.

 

Un processo di sviluppo Agile e iterativo

Anche il design incentrato sul giocatore è un processo che presuppone un approccio Agile iterativo e utilizza i parametri di efficienza, efficacia e soddisfazione per valutare il successo progettuale. Il che significa sviluppare uno o più trigger di gamification, testarli con un campione di giocatori e quindi modificarli fino a quando non raggiunge il punto in cui i giocatori apprezzano davvero quella caratteristica specifica del gioco. Ecco perché il monitoraggio, la misurazione e la gestione sono una parte fondamentale della progettazione. La parte finale del design player-centrico consiste nel bilanciare considerazioni legali, etiche e requisiti aziendali, mantenendo tutto l’ecosistema di gioco divertente.

Anche la gamification è data driven

Per migliora l’esperienza dal punto di vista degli utenti/giocatori è necessario inserire i giusti trigger della gamification applicando determinate meccaniche. È importante fare una ricerca mirata sulla user experience per individuare chi sono quei giocatori e capire come vedono il loro mondo. Ad esempio, il loro ambiente di lavoro si adatta a un’esperienza orientata alla sfida con punti, premi e competizione? O, piuttosto, meglio inserire dei vincoli di tempo per completare dei compiti noiosi come nel caso di un processo di l’e-learning obbligatorio? Quali sono gli elementi che possono risultare contraddittori e demotivare alcuni utenti? Un approccio più discreto, che inserisce elementi legati al viaggio e alla scoperta e indicatori di risultati personali privati potrebbe ​​funzionerebbe meglio? Questa fase di analisi permette agli UX Designer di considerare anche la creazione di personaggi che possono interagire con alcuni tipi di giocatori. Da lì, si inizia la fase di personalizzazione di un sistema di gamification adatto a tutte le parti interessate coinvolte.

Trigger della gamification e psicologia motivazionale

Solo comprendendo i meccanismi più ampi che guidano le azioni è possibile creare interfacce utilizzabili e trigger di gamification di funzionali e specifiche per ogni giocatore. Oltre a creare le migliori condizioni affinché gli utenti possano completare le attività, è importante mappare la loro motivazione e i relativi fattori scatenanti per convertire le loro buone intenzioni in un comportamento che porti a risultati tangibili. I professionisti della UX devono creare le migliori condizioni affinché gli utenti possano completare i loro compiti, considerando anche come l’interfaccia più utilizzabile a volte non è sufficiente per coinvolgere gli utenti. Per comprendere le ragioni che spingono gli utenti a determinati comportamenti, dobbiamo guardare alla psicologia che sta alla base del processo di avvio ed esecuzione di un comportamento.

Cosa motiva un cambiamento di comportamento?

La psicologia fa un distinguo tra motivazione estrinseca e intrinseca. Ciò significa che qualcuno può essere spinto a fare qualcosa da fattori esterni, come la prospettiva di ricevere una ricompensa (come il denaro) o da fattori interni (come il divertimento fine a sé stesso derivato dal fare un’attività). Quando si ragiona sui trigger della gamification bisogna prestare attenzione a diversi aspetti.

#1 Non creare dei conflitti a livello psicologico

Ad esempio, premiare qualcuno per un’attività di cui già gode intrinsecamente potrebbe portare a un aumento a breve termine di questo comportamento, ma non appena la ricompensa viene tolta, l’attività viene spesso perseguita meno di prima che fosse assegnata la ricompensa. Questo fenomeno è chiamato effetto di giustificazione eccessiva, perché la ragione esistente per cui una persona fa qualcosa (come il godimento dell’esercizio) è improvvisamente affiancata da un’altra ragione (la ricompensa esterna).

#2 Combinare motivazione con abilità e trigger

Sfortunatamente, la motivazione non è sempre sufficiente per avviare un comportamento. Se il giocatore ha di fronte un campo di funghi da raccogliere ma non ha una cesta, ad esempio, la motivazione non basta. Perché si verifichi un comportamento specifico, devono essere presenti contemporaneamente tre elementi: motivazione, abilità e fattori scatenanti. Il modello presuppone che è più probabile che un comportamento si verifichi quando una persona si sente sufficientemente motivata, è in grado di eseguire il comportamento (ad esempio, deve raccogliere i funghi per fare una ricetta e ha una cesta) e gli viene ricordato di farlo.

Un trigger può assumere varie forme, come una notifica che ricorda alla persona che a fine giornata deve mangiare un risotto coi funghi o un segnale visivo, come una cesta e un coltellino da funghi in giro. I trigger della gamification, infatti, funzionano efficacemente solo se i livelli di motivazione e abilità della persona sono sufficientemente elevati.

 

#3 Suggerimenti per modificare il comportamento dell’utente

Anche se questo suona come un modello convincente per un sito Web o un’app, assicurarsi che i tre componenti del Modello di Fogg siano presenti potrebbe non essere ancora sufficiente per creare un’interfaccia persuasiva che incoraggi il cambiamento del comportamento. Un utente, infatti, può essere motivato in diversi modi e ciò che motiva un gruppo (ad esempio, guadagnare soldi per allenarsi) potrebbe avere un effetto dannoso su un altro gruppo.

Allo stesso modo, il livello di abilità probabilmente varia da utente a utente per cui qualche giocatore potrebbe preferire determinati trigger ad altri. Ecco perché la segmentazione e la profilazione dei giocatori è un fondamentale per azionare i trigger della gamification.

#4 L’importanza della mappatura delle motivazioni

Per indirizzare i comportamenti non basta conoscere dati demografici come età, prefisso e sesso. Ecco perché è opportuno mappare l’esperienza del cliente e il suo journey, integrando queste informazioni durante il processo di progettazione della gamification. Il metodo migliore per raccogliere queste informazioni è l’indagine contestuale per verificare in prima linea, osservando cosa succede in fase di test. Questa fase di ulteriore raccolta di informazioni è ancora più importante dei questionari posti alla fine del test sia perché i ricordi possono risultare contaminati sia perché gli utenti potrebbero non essere così aperti e franchi nel raccontare cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato. Grazie alle informazioni raccolte dall’osservazione, gli UX Designer possono avere un’idea migliore della capacità dei giocatori di interagire con le interfacce di gioco.

#5 Modulare i trigger della gamification

Il modello comportamentale di Fogg mostra che i trigger sono più efficaci quando i livelli di motivazione e abilità dell’utente sono sufficientemente alti. Ciò significa che il tempismo è cruciale ma utilizzare come trigger della gamification le notifiche richiede un certo ragionamento. Grazie alla tecnologia mobile, inviare notifiche a orari e persino luoghi precisi per indirizzare l’attenzione dell’utente è diventato più facile che mai. Tuttavia, con l’enorme quantità di notifiche a cui sono esposti gli utenti, è necessario utilizzare saggiamente questo potere per impedire all’utente di percepirle come invadenti e disattivarle.

I trigger della gamification nell’era digitale

Al giorno d’oggi la maggior parte di tutte le campagne promozionali gamificate sono impostate e gestite digitalmente e inserite in una strategia di customer experience management mirata. Ciò significa che scegliere quale piattaforma utilizzare per gestire le proprie iniziative è una delle decisioni più cruciali per qualunque organizzazione. Prima di lanciare una campagna di gamification, il brand deve valutare bene quali tecniche intende utilizzare e con quali modalità di interconnessione a livello funzionale e gestionale.

Una piattaforma che semplifica le iniziative di gamification

YouserENGAGE è una Customer Engagement Suite che, nascondendo tutta la complessità a livello tecnologico, funzionale e operativo, permette di creare facilmente e velocemente iniziative di gamification integrate in una strategia di engagement e di loyalty a tutto tondo. I brand possono definire a priori gli obiettivi, attivando meccaniche che permettono di gestire l’attività in tempo reale, raccogliendo i dati che permettono di analizzare i comportamenti dei partecipanti e di stabilire ulteriori azioni correttive per potenziare le modalità di ingaggio, soddisfazione e fidelizzazione. La piattaforma è stata progettata per integrarsi perfettamente con i sistemi IT aziendali, garantendo piena sicurezza e conformità normativa rispetto alla gestione dei dati sensibili.

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